Tutto a Boston

Carlo Frinolli
Introduzione
di Carlo Frinolli

Mobile Tea #11 + MassTLC: Innovation and Enterprise

Carlo Frinolli
di Carlo Frinolli

Girando per Boston senza meta…

Carlo Frinolli
di Carlo Frinolli

McGraw-Hill Lunch & Learn ospita Data Driven UX

Carlo Frinolli
di Carlo Frinolli
di lettura
Introduzione
Tutto a Boston

Fine Agosto mi ha sorpreso con un’occasione irripetibile.
Certo avrei perso la seconda edizione di #ROMap16 che con tanto amore abbiamo aiutato quest’anno, ma non potevo rinunciarci.

Parlare di quello che mi piace e mi appassiona è già un privilegio, ma farlo davanti a una platea di designer/nerd madrelingua a Boston, ecco questo è più appetitoso.

In quest’occasione non solo l’avrei fatto, due volte. Ma l’avrei fatto anche assieme a qualcuno di veramente significativo.

Stephen Laster, attualmente Chief Digital Officer di McGraw-Hill, una delle più antiche company che si occupano di Educazione negli Stati Uniti, è stato anche Chief Information & Technology Officer della Harvard Business School, per dirne un paio.

E allora non ho potuto che prendere il coraggio a due mani, un po’ di faccia da culo, e ho cominciato a pensare a cosa dire.

Il contesto in verità era amichevole, ma non meno interessante.

Il Mobile Tea, infatti, sarebbe stato il primo posto in cui avrei incrociato le mie slide con Stephen Laster.
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Da Roma a Boston: il Mobile Tea firmato Giorgio Natili

Certo è vero che con Giorgio Natili, oramai Sindaco de Boston, abbiamo avuto tante occasioni per farmi ospitare a chiacchierare nella community che ha creato negli anni a Roma, ma quella di Boston è oggettivamente impressionante.

Aggiungo un dato ché altrimenti non si comprende: Giorgio si è trasferito lì nel 2014 e, in meno di due anni, è riuscito a creare una community che conta più di 1000 iscritti.

Da sconosciuto.

E sempre da sconosciuto è riuscito a portare a Boston anche la Droidcon. Poi dici perché Sindaco de Boston. 😆😆😆

“Vabe’ ma il post doveva essere riguardo le tue avventure?”, direte… Ma sono legate a quelle con Giorgio, vi dirò. E ora vi continuo a spiegare.

“Ma quanto t’ha dato”, continuerete… Non ne ho bisogno, guardate il nostro chi siamo. 😁😁😁

E insomma parto, ovviamente dotato di Grappe, Guanciale e Pecorino d’ordinanza. Immaginatevi voi, oriundi romani, a vivere in un posto in cui la cosa più vicina al Guanciale per la Carbonara è il Bacon. Ecco pure Barbara e Giorgio (pietà non chiedetevi “chi è mo’ Barbara” perché il nostro Natili risponde sempre a tono) sentono questa maledetta mancanza.

Il viaggio

Parto e atterro in una delle città più sorprendenti e incredibili che potessi trovare, nonostante l’impatto non entusiasmante di Logan, l’aeroporto di Boston.

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Ma d’altronde Fiumicino o Ciampino…

Il viaggio è stato ok, prima volta su un 747 in ogni caso esperienza notevole, anche se agée e un po’ angusto. D’altronde sono io che sono piuttosto alto, quindi mi posso lamentare il giusto.

Il nostro mi attendeva placido – nonostante l’erroneo orario parecchio anticipato che gli avevo comunicato – assieme a Uber, che con il suo Uber Pool è stata una delle scoperte più fighe come esperienza utente di questi 15 giorni.

La mia interminabile giornata, con scalo a Londra, si chiudeva quindi con l’arrivo nel Bed & Breakfast in un sobborgo di Boston che i giorni successivi avrei scoperto essere delizioso: Dorchester, al capolinea della linea Rossa… Praticamente tipo Anagnina, ma mejo.

Si prova a dormire un po’… Dura poco, alle 4.00 sbarro gli occhi e comincio a lavorare alle slide… Ovviamente in ritardo, ovviamente in ansia, quando a un certo punto…

Capitolo 1
Tutto a Boston

Mobile Tea #11 + MassTLC: Innovation and Enterprise

… Si fanno le cinque di mattina.
Conoscendo Giorgio, e le sue abitudini ultra-mattiniere, lancio un messaggino chiedendogli se fosse già sveglio.

Non passa molto tempo dalla risposta, così lo raggiungo e dopo aver “passeggiato” i cani, si ricomincia a lavorare alle slide.

D’altra parte da bravo organizzatore del Mobile Tea, anche Giorgio doveva preparare un talk.

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Dopo aver fatto la mia prima colazione yankee da Flat Black, la giornata scorre liscia con sistemazioni dell’ultim’ora al template delle slide di Giorgio e superato il pranzo a base di comfort food italico (un’ottima pasta al pesto e pachino, inaspettata come esordio bostoniano) cominciamo a muoverci in direzione Waterfront, nel distretto di Fort Point, laddove ci sarebbe stato il Mobile Tea.

Waterfront hosts Mobile Tea

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La sala gremita da subito con Stephen Laster che, dopo l’intro di Giorgio, decide di far a meno delle slide e arringa la folla con efficacia e charm per una mezz’ora buona, parlando delle sfide che l’educazione moderna lancia e di come McGraw-Hill le stia cercando di raccogliere. Un talk interessante, intenso, di vision ma anche molto pragmatico, condito da numeri e fatti. Un vero talk Data Driven insomma.

Il panorama, la venue e il meetup

Iterative Design: Waterfalls are great to watch.

Dopo una pausa per rifocillarsi al ritmo dell’ottima musica proposta da Subway DJ, tocca al sottoscritto. Agitatissimo ovviamente.

E ve vorrei vede’ a voi. In inglese, in una città nuova, dopo essere atterrati il giorno prima. Ecco.

Comincio ma per qualche ragione – leggi le tre birrette in circolo :P – comincia a scorrere tutto liscio.

Double Diamonds are clients’ best friend

Nel talk, che voleva essere una riedizione del nostro amato #VDT nell’ottica iterativa – trovate le slide qui sotto -, riesco a toccare con fluidità i punti che più mi stavano a cuore: la ricerca qualitativa, ma basata anche su dati raccolti in rete, sui social network e dai motori di ricerca fra le altre sorgenti, la collaborazione, le design jam multidisciplinari, le iterazioni.

Alla fine dei miei 30’ di speech vengo letteralmente subissato di feedback entusiasti ed entusiasmanti.

Oltre al “the best speech I’ve listened to in months” che ho ricevuto dal CTO di una Start-up molto interessante, SyncThink, ho raccolto altri feedback di sviluppatori che accoglievano con favore l’idea di essere inclusi nella fase esplorativa e di progettazione facilitate da un team di designer.

Tutto il timore reverenziale che avevo poteva essere ridimensionato: siamo competenti e apprezzati anche qui.

Dopo un po’ di decompressione meritata, mi ascolto il nerdissimo talk di Giorgio su RXJS e mi godo le facce rapite degli astanti.
Quindi avrei avuto davanti alcuni giorni di scoperta della città dove…

Capitolo 2
Tutto a Boston

Girando per Boston senza meta…

Boston è una città sorprendente.
Piccola, accogliente, europea in certe atmosfere, ma rilassata.

boston

Ma non me la sono goduta subito…

Le prime due ore le ho passate tra una stazione dei treni (South Station) e una CVS Pharmacy. Quest’ultime sono dei bazaar pazzeschi in cui puoi trovare di tutto: dalle paperclip ai medicinali. Senza prescrizione.
Delle bombe atomiche.

Il task della prima mattinata era acquistare un numero di telefono americano, visto che l’ultima volta che sono stato a New York la bolletta personale l’ho pagata molto cara. :)
Affascinato dall’idea di poter prendere un numero telefonico da un anonimo scaffale di una CVS prendo sta confezione da 1 USD che conteneva una SIM per poi accedere su internet e fare il piano Full: 60 USD per 5 GB di dati e telefonate flat verso l’Italia.

Ho pensato: tanto c’è WiFi dappertutto qui non sarà certo un problema.
E come no?

Passo le prime due ore seduto su una panca, compulsivamente cercando di attivare questo benedetto pacchetto. Con un sito non mobile friendly e una pervicace insistenza a non prendere le mie carte di credito italiane – MasterCard mica ciccioformaggio – a un certo punto rinuncio.

Su consiglio di un’altra catena di Bazaar (7 eleven) in cui ero andando peregrinando alla ricerca della scheda prepagata da 60 USD, mi reco poi da T-Mobile. In cui mi fanno un piano da 50 USD, con 3GB di traffico e le telefonate flat.

Così ho il mio primo numero americano.

Solo a questo punto inizia il mio giro per Boston Downtown.

Downtown Crossing

La prima cosa che noto è una compostezza e una coscienza dello spazio.
Le persone, perennemente attaccate a smartphone e auricolari – con una netta ma non schiacciante tendenza verso l’iPhone, sanno esattamente come camminare sul marciapiede per non scontrarsi. Riproducono lo stesso meccanismo ordinato del traffico automobilistico, seppure con un rapporto morboso – quasi romano – con il clacson. Si dispongono in file e tendono a seguirle ordinatamente.
Compostezza.
Sono ragionevolmente in grado di capire se qualcuno sta invadendo il proprio ambito vitale.
Coscienza dello spazio.
Lo fanno in maniera rilassata e serena, silenziosa.

Allo stesso modo esiste una predominanza del Pedone sopra ogni altra cosa: si dice che ci sia una legge dello Stato del Massachusetts che dica proprio che si deve dare la precedenza ai pedoni sulla circolazione in qualunque situazione. Quindi capita che se un pedone attraversa creativamente, l’automobile si ferma e, a differenza di Roma, non lo insulta.

Ma il giro fatto ha coperto molta parte del centro della città, incluso il caratteristico Quincy Market/Faneuil Hall Marketplace, un posto completamente dedicato al cibo di strada.
Più bello e interessante che buono, per quanto il Lobster roll che ho assaggiato era decisamente interessante. Ma non il migliore…

 

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Break… dance show

Uscito dal Quincy Market andando verso North End, il quartiere Italiano di Boston, mi sono imbattuto in una delle situazioni che mi attirano in giro per le metropoli U.S.A.: la breakdance di strada.

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Un gruppo di ragazzi bravissimi e assolutamente capaci di intrattenere un centinaio di astanti, coinvolgendoli e rendendoli complici. Quindici minuti di show che coinvolgono più di cento persone e ciascuna alla fine sente il commitment di mettere qualcosa nel cappello. D’accordo: è una cosa piuttosto comune, ma li ho trovati decisamente bravi a farlo e forse dovremmo ricordarci meglio cosa significhi engagement quando ne straparliamo anche sul digitale.

Il giro continua, potrei tediarvi a lungo. Spero che la galleria di foto, che ho fatto con il mio telefono e la sua lente protettiva rotta, renda giustizia alla bellezza quieta e placida della città.

A me ha stregato e ci tornerò.

Il conforto italico ad amici expat

Nel week-end organizziamo una cena a casa di Giorgio.

Ecchissenefrega, direte. Po’ esse’.

Però quel guanciale e quel pecorino in qualche modo lo dovevamo consumare no? Ecco quel guanciale e quel pecorino diventano un’ottima amatriciana, accompagnata da una Charcoal-ish Pasta. È inutile senza guanciale e con il bacon sopra la Carbonara non la chiamo così non ce la faccio. Una cena fatta di amici, chiacchiere e gioia, targata McGraw-Hill ma non solo, nel bel loft di Barbara e Giorgio.

amatriciana

D’accordo non c’era la salsa di pomodoro che io prediligo e c’erano i dadini di pomodoro yankee, ma insomma il risultato era gradevole assai.

A questo punto si può lavorare sulle slide per il talk del Lunch & Learn che scoprirete nel prossimo capitolo…

Capitolo 3
Tutto a Boston

McGraw-Hill Lunch & Learn ospita Data Driven UX

… Evidentemente la compresenza con Stephen Laster non m’era bastata.

Al balzo ho colto anche l’occasione della prassi prandiale di McGraw-Hill Education. L’antica società che si occupa di educazione dal 1888 infatti, organizza dei pranzi nella sala mensa chiamati Lunch & Learn.

Durante la pausa pranzo usano di solito ascoltano personaggi che hanno qualcosa di interessante da dire per allietargli le orecchie.
Questa volta invece è toccato a me: contenti loro… 😀 😀 😀

Superata la pressione della cosa e capito come poter tarare il mio speech per non far figure, arrivo al 281 di Summer Street nel distretto di Fort Point, recentemente riqualificato e sede di alcune società legate alla tecnologia. A un paio di blocks, superato il meraviglioso Blue Dragon – ristorante dello Chef Ming Tsai, in cui trovare cose eccellenti -, ad esempio c’era LogMeIn oppure sotto a McGraw-Hill c’è la sede centrale di Knoll.

Tornando al punto, vista la mia capacità di divagare…

Data Driven UX

Non era la prima volta che parlavo di quest’argomento in pubblico, né è la prima volta che ne scrivo qui.
Sia in Data Driven Innovations che alla Social Media Week di Milano mi era capitato di sfidare la sorte e la magnanimità del pubblico parlando di un metodo che mi frullava per la testa da un po’.

Il talk è scorso via liscio e nessuno si è strozzato mentre mangiava. Questa è già una notizia o almeno spero.

Ammetto di aver patito un po’ la pressione ma in realtà poi, dai feedback ricevuti, ho realizzato che il mio timore reverenziale nei confronti dei professionisti dell’hi-tech americano era eccessivo. Abbiamo delle cose interessanti da dire, a giudicare dalle domande fatte.

Data Driven UX per Educational & UX Education

Come raccogliere i dati, come evitare di essere troppo biased dalle opinioni e frustrazioni condivise dagli utenti sui social network, come pesare le informazioni raccolte considerando le attività di content branding, social caring e Zero Moment of Truth, sono state le considerazioni più gettonate. Segno che, dal mio punto di vista, anche nel settore Educational ci può essere un beneficio nell’uso di un approccio del genere. In effetti nel talk tenuto dal Mobile Tea, fatto a braccio, lo stesso Laster aveva sollevato un punto dolente del genere con il quale in McGraw-Hill fa i conti: su quali dati progettiamo, su quali esperienze?

Il miglior suggerimento ricevuto è arrivato dal Digital Product and Design Leader di McGraw-Hill Education stessa: Dan Schwartz. Non ve lo svelo completamente perché lo vedrete presto sui nostri schermi. 😄😄😄

Mi porto a casa la consapevolezza di essere in grado di fare un talk tecnico piuttosto impegnativo di 30′ in inglese senza uscirne con le ossa rotte. Piccole consolazioni.

Appena due su tre degli impegni ufficiali sono finiti è scesa l’adrenalina ed è ricominciata la voglia di girarsi Boston.

Avrei avuto i successivi 8 giorni di lavoro e svago davanti a me…

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